ENACT European Network Against Child Trafficking. A REPORT ON CHILD TRAFFICKING BULGARIA, DENMARK, ITALY, ROMANIA, SPAIN, UNITED KINGDOM

Identificativo: 23747

SINTESI IN ITALIANO : IL TRAFFIC0 DI BAMBINI

Che cos'e it traffico di bambini? Per traffico di bambini si intende il trasferimento dei minori a scopo di sfruttamento in attività lucrative e illecite, da un luogo all'altro dello stesso paese o attraverso le frontiere. La risoluzione AG 49/166 dell'Assemblea Generale delle Nazioni Unite, da cui deriva questa definizione del traffico dei minori, aggiunge che gli sfruttatori sono trafficanti e associazioni criminali che utilizzano la tratta di esseri umani allo stesso modo di altre attività illecite, come il lavoro domestico forzato, i falsi matrimoni, il lavoro clandestino e le false adozioni. Quindi il traffico di bambini è l'insieme dei processi per i quali un bambino viene trasferito all'interno o all'esterno di un paese come merce di scambio per gli adulti. Sono processi che includono tutte le azioni che comportano il reclutamento, il trasporto, la sottrazione e la vendita del minore. Il fenomeno del traffico di bambini per uno sfruttamento del lavoro ha radici profonde e complesse con motivazioni ed articolazioni molteplici e diversificate a seconda dei Paesi e delle economie coinvolte. Questi bambini sono sfruttati e malnutriti, vestiti appena, non vanno a scuola, non sono curati e spesso vengono picchiati o maltrattati. A volte, soprattutto fra le bambine, sono vittime di violenza sessuale. Sopportano pesi eccessivi per l’età, lavorano tutto il giorno, tutti i giorni. Sono esposti a situazioni pericolose e sono perciò frequentemente vittime di incidenti. Si feriscono. Le bambine possono restare incinte con facilità e per questo duramente punite o espulse dalla rete. Non ricevono quasi mai denaro che viene invece controllato completamente dai loro "tutori". Alcuni fuggono e vengono raccolti dalla polizia che li consegna alle Ambasciate. Sono senza documenti di identità e spesso non conoscono neppure il villaggio d'origine. Si finisce nella rete dei trafficanti in modi diversi: qualche volta i bambini vengono rapiti o convinti con l'inganno, altre volte sono consegnati ai trafficanti o ai loro mediatori direttamente dalle famiglie in cambio di una remissione di debiti o di promesse di formazione scolastica o di apprendimento di un mestiere, altre ancora vengono consegnati in cambio di denaro. Il traffico si svolge soprattutto tramite spostamenti in barca e in aereo. La prima via è la più pericolosa in quarto si viaggia in imbarcazioni spesso di fortuna in condizioni difficili e fatiche estenuanti i. I bambini vengono spesso abbandonati in caso di malattia o di pericolo ed arrivano a destinazione in condizioni penose. I meno fortunati muoiono o scompaiono. Dove finiscono le vittime del traffico di bambini? Le attività nelle quali vengono costretti i bambini vittime del traffico sono molteplici e connesse perlopiù alle aree dell' economia informale, urbana e rurale. Le tipologie di attività in cui i minori vengono impiegati sono le seguenti: lavoro domestico (presso case differenti dalla propria); lavoro forzato (che include forme di schiavitù); sfruttamento sessuale; lavoro in industrie o piantagioni  (che comporta innumerevoli rischi per la salute); accattonaggio; lavoro presso parenti;  traffico delle adozioni; traffico di organi. I lavori più diffusi che rientrano nell'ambito di queste tipologie sono i minbraccianti, i bambini impiegati nelle miniere, nelle cave, nelle vetrerie e nelle fornaci, i cosiddetti schiavi per debito, le ragazzine coinvolte nella prostituzione, i servi delle famiglie medio-ricche, i raccoglitori di rifiuti, gli addetti al trasporto pesi, i bambini occupati nelle concerie, nella lavorazione della seta, degli abiti, delle scarpe, dei tappeti e dei palloni, i bambini reclutati per i conflitti armati ed i bambini costretti all' accattonaggio.

Perché esiste il traffico di bambini? Le motivazioni di questo aberrante fenomeno  risiedono in un insieme di fattori che si intrecciano ed interagiscono a determinare  una situazione che oggi è allarmante e che è in continuo peggioramento. Possiamo riassumere queste cause in: Fattori culturali. Nei paesi in via di sviluppo, il tradizionale movimento dei bambini presso parenti a fini di un miglioramento di vita per sé e per la famiglia determina una situazione di generale abitudine al movimento di bambini ed una mancanza di allarme e disapprovazione sociale per il traffico stesso. Fattori economici. L' estrema povertà, l'assenza di opportunità di formazione scolastica e professionale, i guadagni offerti dal trasferimento dei minori, la forte domanda di manodopera infantile a buon mercato. Fattori legati alle traiettorie migratorie degli adulti. L' abitudine agli spostamenti, la mancanza di controlli e la facilità di movimenti transfrontalieri rendono facile confondere e mescolare i bambini oggetto di traffico e commercio con quelli che migrano al seguito delle famiglie. Fattori legati alle carenze istituzionali e legislative. Mancano sanzioni giuridiche e qualificazione penale del traffico. Manca una regolamentazione della circolazione dei minori ed una sorveglianza adeguata delle frontiere. Le condizioni di povertà e disoccupazione, l'escalation del crimine internazionale organizzato, la condizione sociale delle ragazze, le carenze nell' istruzione, la legislazione inadeguata o inesistente e lo scarso rafforzamento delle leggi, tutto contribuisce alla crescita del traffico di bambini. Il traffico si intensifica in situazioni di guerra, disastri naturali e violazione generalizzata dei diritti umani. Le rotte internazionali del traffico di bambini Il traffico di bambini opera attraverso reti personali e familiari così come tramite reti criminali internazionali altamente organizzate. Coloro che coinvolgono i bambini sono spesso abitanti del luogo. Le rotte del traffico cambiano rapidamente per adeguarsi ai cambiamenti economici, situazioni politiche o all'apertura di nuovi mercati. Ciò malgrado, le principali rotte del traffico sono da Sud a Nord e da Est a Ovest: dall'America Latina al Nord America, all'Europa e al Medio Oriente; dai paesi dell'ex Unione Sovietica agli stati del Baltico e all'Europa dell' Est; dalla Romania all' Ith, e attraverso la Turchia e Cipro verso Israele e il Medio Oriente; dall' Africa Occidentale al Medio Oriente: dalla Tailandia e dalle Filippine verso l'Australia, Nuova Zelanda e Taiwan; dalla Cambogia, Myanmar e Vietnam verso la Tailandia; dal Nepal e dal Bangladesh verso l' India e dall' India e il Pakistan verso il Medio Oriente.

Alcuni numeri sulla tratta dei minori nel mondo

Non ci sono statistiche accurate sul numero dei bambini coinvolti nel traffico, ma si calcola che il solo traffico di donne e bambini in Asia a fini di sfruttamento sessuale abbia fatto più di 30 milioni di vittime.  L' Unicef ci fornisce alcuni dati sparsi: Ogni anno circa 5.000/7.000 ragazze del Nepal vengono trasferite attraverso il confine con l' India. La maggior parte di loro finisce nei bordelli di Bombay e Nuova Delhi. Si stima che 200.000 donne nepalesi, la maggior parte ragazze sotto i 18 anni, siano costrette alla prostituzione nelle città dell'India. Circa 10.000 ragazze e donne dai paesi limitrofi sono state attirate nell'industria del sesso in Tailandia. La recente politica del governo tailandese per sradicare la prostituzione infantile indica che sono di meno le ragazze vittime di traffico dal Nord della Tailandia, e di più le ragazze e le donne trasferite da Myanmar, dal Sud della Cina, dal Laos e dalla Cambogia. Il ministero per la sicurezza pubblica cinese ha riportato 6.000 casi di traffico di bambini nel 1997, con un regolare incremento dei 14 e 15enni. (Oxfam). L'Unicef stila fra 1000 e 1500 il numero di neonati e bambini che ogni anno cadono nel traffico delle adozioni dal Guatemala, destinati a coppie del Nordamerica e dell' Europa. Ragazzine tredicenni (provenienti  perlopiù  dall'Asia e dall'Est europeo) sono vittime del traffico delle "vergini per posta". Nella maggior parte dei casi queste donne e queste ragazze sono impotenti, isolate ed esposte al rischio continuo di violenza. Moltissimi bambini sono vittime del traffico nell'Africa centrale e occidentale, perlopiù per lavoro domestico ma anche per sfruttamento sessuale, per lavorare nei negozi o nelle fattorie, come cercatori di rifiuti o venditori ambulanti. Quasi il 90% di questi piccoli lavoratori domestici sono ragazze. Bambini dal Togo, dal Mali, dal Burkina Faso e dal Ghana sono vittime del traffico con la Nigeria, la Costa d' Avorio, il Camerun e il Gabon. Questi bambini vanno e vengono da dentro e fuori il Benin e la Nigeria. Alcuni vengono inviati molto lontano, in Europa e in Medio Oriente. Cosa si fa per combattere lo sfruttamento e il traffico dei bambini? I governi, le istituzioni internazionali e la società civile si stanno organizzando per combattere il traffico di bambini, di donne , di esseri umani in genere. Numerosi documenti sono stati pubblicati ad esempio dalle Nazioni Unite, che tramite le sue agenzie che si occupano di bambini (Unicef) e di traffici illeciti (Undcp), si sta adoperando per contrastare questo terribile  fenomeno. La strategia adottata è quella di attaccare il traffico da più parti. Essa prevede l' approfondimento della conoscenza del fenomeno, tramite dati e statistiche più dettagliati; la sensibilizzazione dell' opinione pubblica, attraverso mostre, video e campagne d'informazione; la formulazione del protocollo contro il traffico di esseri umani, specialmente donne e bambini; una serie di progetti pilota che si inseriscano in tutte le aree geografiche dove ha luogo il traffico. In queste aree rientrano le Filippine per quanto riguarda l' Asia, la Repubblica Ceca e la Polonia per l' Europa dell' Est, il Brasile per l' America Latina e la Nigeria, il Togo e il Benin per l'Africa Occidentale. Ed è proprio in quest'ultima regione che Alisei è intervenuta a sostegno di un progetto contro il traffico di bambini che abbiamo riportato in questo inserto. Le convenzioni internazionali che tutelano i bambini Sono numerose le convenzioni e i documenti che si occupano di tutela dei minori e in base alle quali sono state formulate quelle specifiche sul traffico di bambini. Qui riassumiamo le principali, secondo un semplice ordine cronologico. Convenzione 138 dell'OIL sull'età minima lavorativa (1973). Con questa convenzione è stato stabilito che l'età minima di ammissione al lavoro non può essere inferiore all'età prevista per il completamento della scuola dell' obbligo e in ogni caso non deve essere inferiore ai 15 anni. I Paesi più deboli per l' economia e le strutture scolastiche possono fissare l'età minima per l'avvio al lavoro a 14 anni, previa consultazione con le organizzazioni dei lavoratori e degli imprenditori. L' età minima di ammissione agli impieghi pericolosi o dannosi per la salute è di 18 anni, salvo deroghe eccezionali. Viene consentito l'impiego di persone fra i 13 e i 15 anni in lavori leggeri, a condizione che non siano pericolosi per la salute e la crescita, non pregiudichino l'educazione e/o la formazione professionale del minore. Questa convenzione è stata ratificata da 69  Stati. Convenzione ONU sui diritti dell'infanzia  (1989) Il 20 novembre 1989 viene adottata questa convenzione dall'Assemblea Generale delle Nazioni Unite, allo scopo di stabilire universalmente i diritti inalienabili del bambino, che garantiscano la sua sopravvivenza, il suo sviluppo, la sua tutela e la sua partecipazione alla vita sociale. Tutti i diritti, civili, politici, economici, sociali e culturali sono considerati interdipendenti e indivisibili. I temi affrontati dalla Convenzione sono l'istruzione, la salute, l'alimentazione, il riposo e lo svago, la previdenza sociale e la responsabilità dei genitori. I governi che aderiscono alla convenzione sono obbligati a tutelare il bambino contro lo sfruttamento economico e il lavoro pericoloso o che comunque impedisca la sua formazione. La Convenzione è stata ratificata da 191 Stati. Congresso mondiale contro lo sfruttamento sessuale dei bambini (1996) Nell' agosto del 1996, i rappresentanti di 122 governi si sono riuniti a Stoccolma, in Svezia, per discutere ed impegnarsi contro lo sfruttamento sessuale a fini commerciali dei bambini. Il primo World Congress against Commercial Sexual Exploitation of Children è stato un evento che ha rotto il ghiaccio sull'argomento, ospitato dal governo svedese in collaborazione con l' Unicef, l'organizzazione promotrice Ecpat e il gruppo delle ONG per la Convenzione sui diritti dell'infanzia. E' stata quindi la prima volta che governi, Nazioni Unite e società civile hanno unito le loro forze come partners uguali contro il traffico e il commercio dei bambini, seppur limitatamente allo sfruttamento sessuale. La Conferenza di Oslo (1997) Svoltasi nell'ottobre 1997 a Oslo con oltre 40 Stati partecipanti, la conferenza aveva come tema il lavoro infantile e ha prodotto delle conclusioni molto importanti per le politiche sul lavoro e lo sfruttamento dei bambini. Lo sfruttamento dei bambini è allo steso tempo conseguenza e causa della povertà. Esso rallenta la crescita economica e lo sviluppo sociale. Una delle conclusioni più importanti della Conferenza di Oslo è la proposta 20/20: sia i paesi sviluppati che quelli in via di sviluppo dovrebbero investire in media il 20% rispettivamente dei propri fondi di aiuto pubblico allo sviluppo e dei propri bilanci nazionali, in programmi sociali di base, quali l'istruzione obbligatoria e l’assistenza sanitaria. Convenzione 182 relativa alla proibizione delle forme peggiori di lavoro minorile e all' azione immediata per la loro eliminazione (1999) Questa convenzione stabilisce la differenza fra il lavoro minorile e le sue forme peggiori, cioè: a) tutte le forme di schiavitù o pratiche analoghe alla schiavitù, quali la vendita o la tratta di minori, la servitù per debiti e l'asservimento, il lavoro forzato o obbligatorio, compreso il reclutamento forzato o obbligatorio di minori ai fini di un loro impiego nei conflitti armati ; b) l'impiego, l'ingaggio o l'offerta del minore a fini di prostituzione, di produzione di materiale pornografico o di spettacoli pornografici; c) l'impiego, l'ingaggio o l'offerta del minore ai fini di attività illecite, quali, in particolare, quelle per la produzione e il traffico di stupefacenti, così come sono definiti dai trattati internazionali pertinenti; d) qualsiasi altro tipo di lavoro che, per sua natura o per le circostanze in cui viene svolto, rischi di compromettere la salute, la sicurezza o la moralità del minore. Protocollo per prevenire, sopprimere e punire il traffico di esseri umani, specialmente donne e bambini, in supplemento alla Convenzione delle Nazioni Unite contro il crimine internazionale organizzato (2000). Questo protocollo è stato emanato dalle Nazioni Unite nel 2000, in particolare dall' agenzia che si occupa della lotta al crimine organizzato e del traffico di droga (UNIJCD). Viene posto nei propositi del protocollo: 1. prevenire e combattere il traffico di persone, con particolare attenzione alle donne e ai bambini; 2. proteggere e assistere le vittime di questi traffici, con pieno rispetto per i loro diritti umani; 3. promuovere la cooperazione fra gli Stati membri per raggiungere questi obiettivi. Secondo congresso mondiale contro lo sfruttamento sessuale dei bambini (2001). A Yokohama, dal 17 al 20 dicembre 2001 si è tenuto il secondo World Congress against Commercial Sexual Exploitation of Children, nel quale sono stati rafforzati tutti gli impegni presi cinque anni prima. In particolare è stato riaffermato l'impegno per la protezione e la promozione dei diritti e degli interessi del fanciullo, che deve essere protetto da ogni forma di sfruttamento sessuale. In questo congresso sono state prese in considerazione tutte le consultazioni regionali tenute a Bangkok, Thailandia; Rabat (Marocco); Dhaka (Bangladesh); Montevideo (Uruguay); Budapest (Ungheria); Filadelfia, (Stati Uniti). Protocollo opzionale alla Convenzione ;ti diritti dell' infanzia, contro la vendita dei bambini, la prostituzione e la pornografia infantile Questo Protocollo sancisce in maniera ufficiale che gli Stati membri delle Nazioni Unite devono proibire la vendita (quindi il traffico) di bambini, la prostituzione e la pornografia infantile. Essi inoltre devono informare i bambini vittime di questo aberrante commercio dei loro diritti, provvedere loro servizi di supporto adeguati, proteggere la privacy e l'identità, la sicurezza anche delle famiglie di appartenenza. Il traffico di bambini in Africa centrale e occidentale (!!!!! Se ci riusciamo (tocca scansionarla): cartina dell' Africa con le rotte del traffico!!!!) A Libreville, in Gabon, si è tenuta: una "consultazione sub-regionale", cioè un seminario focalizzato sulla regione centro-occidentale dell' Africa per quanto riguarda il traffico di bambini. Questo evento, tenutosi dal 22 al 24 febbraio 2000, ha visto la partecipazione dei governanti di tutti i paesi dell'area e degli esponenti della società civile. E' stata studiata la situazione del traffico dei bambini attraverso i casi dei singoli paesi, in particolar modo del O. bon, del. Togo, del Benin, del Senegal, del Mali, di Sao Tomé e del Ciad. E' stata elaborata una piattaforma comune d'azione ed è stato emanato "L'appello di Libreville". La piattaforma prevede una serie di impegni volti ad accrescere la sensibilizzazione sull' argomento al fine di rafforzare i meccanismi sociali di difesa all' interno delle comunità, a creare un adeguato quadro legislativo, a migliorare 1' attenzione e la protezione per i bambini vittime del traffico, nonché a migliorare la conoscenza e il monitoraggio del fenomeno e a garantire la prosecuzione della piattaforma stessa. L' "Appello di Libreville", invece, è stato lanciato per : elaborare e adottare uno strumento contro il traffico di bambini a livello internazionale; adottare, a breve termine, sia a livello, nazionale che locale, la suddetta piattaforma d' azione; coinvolgere il mondo del lavoro e dell'impresa, i partner nello sviluppo, le organizzazioni economiche regionali e i media (per i quali si è approfondito il ruolo), per ottenere dei risultati effettivi. Il diritto di essere bambino. Progetto regionale di appoggio alla protezione dei minori e lotta contro il traffico dei bambini in Africa Occidentale, Libreville, Gabon. Alisei sta realizzando un progetto per lottare contro il traffico di bambini e contro le peggiori forme di sfruttamento in Gabon e nell' Africa occidentale e centrale. Il progetto, che si chiama per l'appunto “Il diritto di essere bambino. Progetto regionale di appoggio alla protezione dei minor; e lotta contro il traffico dei bambini in Africa Occidentale", si propone di lottare contro il traffico di bambini portati in Gabon dal Benin, Togo e Nigeria e qui ridotti in condizioni di schiavitù. Il progetto prevede l' attivazione di un Centro accoglienza a Libreville per i bambini che fuggono da situazioni di schiavitù, sfruttamento e maltrattamenti, nonché l'organizzazione di una campagna di informazione e sensibilizzazione ai diversi livelli locale e regionale, si intende offrire inoltre un sostegno alla formazione di operatori sociali idonei e preparati a lavorare con i bambini da reinserire nelle famiglie -sia in Gabon che nella regione- alla formazione e l'inquadramento del personale delle Ong locali che già operano nel settore, all' organizzazione dell'accoglienza e al rientro presso le famiglie di provenienza nei Paesi d'origine. Il progetto ha come partner istituzionale il Ministero della Solidarietà Nazionale e degli Affari Sociali e come controparte operativa il "Comitato di lotta contro la schiavitù dei bambini in Gabon" e la Ong Club de la Paix Albert Schweitzer. L'intervento è articolato e coordinato con l' Unicef.

Autore principale: ENAC European Network Against Child Trafficking. Save the Children Italia ONLUS
Lingua: Italiano
Pubblicazione: MARZO 2004
Note: P. 100


Per informazioni sul documento contattare il centro documentazione Benny Nato al numero 3479546687 oppure inviare un'email a info@bennynato-onlus.org