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Un libro che affronta i problemi dell'esiliato visto come persona, tolto dalla massa indiscriminata degli stranieri. Un tentativo di descrivere, anche attraverso testimonianze di vita vissuta, il percorso in virtù del quale un individuo può definirsi rifugiato.

Tormentata e discussa autobiografia di una delle massime voci della narrativa sudafricana. Il romanzo racconta di una donna, meticcia ed esule, e della sua vita, carica di sofferenza e di tragica esemplarità. Ma tutto questo costituisce solo lo sfondo del racconto, che è invece e soprattutto un percorso nella follia dei suoi tempi e della sua mente, un inoltrarsi negli abissi dell'anima. Uno stile raffinato, un bellissimo mosaico della cultura nera africana e di uno stile di vita strettamente legato alla terra.

Personaggi che spiccano per vitalità e bellezza sono quelli che Bessie Head ritrae in questa raccolta di racconti brevi ambientati in un villaggio del Botswana. Un mondo nel quale si fondono ricordi del passato e frammenti di vita quotidiana di uomini, ma soprattutto di donne: giovani, vecchie, bambine, istruite e non, mogli felici o madri di figli illegittimi; depositarie dei valori della tradizione ma contemporaneamente vittime del repentino disgregarsi dei valori familiari e sociali sotto la spinta della colonizzazione.

Winnie Mandela è sposata da 28 anni a Nelson Mandela, leader sudafricano dell’African National Congress, organizzazione bandita dalle autorità. Durante 25 di questi anni Nelson è stato in carcere per il “tradimento” di mobilitare i neri sudafricani a chiedere diritti politici ed economici e libertà. Per 22 di questi anni le visite dei due Mandela sono sempre avvenute con la separazione di un vetro e ad una certa distanza.

Da un viaggio in Sudafrica al tempo dell'Apartheid. Colloqui con gente comune e con giornalisti, scrittori e politi.

Una raccolta di racconti di donne sudafricane. Tra le autrici: il premio Nobel Nadine Gordimer, Bessie Head, Sindiwe Magona. La scrittura delle donne in Sudafrica ha resistito a tutte le forme di coercizione e censura.

«Il vecchio muore e il nuovo non riesce a nascere: in questo interregno si verificano i fenomeni morbosi più svariati» scriveva Gramsci nei Quaderni dal carcere. Preso a prestito da Nadine Gordimer, il termine “interregno” si adatta bene alla descrizione degli ultimi anni dell’apartheid in Sudafrica.

La straordinaria figura di Nelson Mandela nella drammatica testimonianza di James Gregory, la guardia carceraria che lo sorvegliò per oltre vent'anni, seguendolo da un penitenziario all'altro. Gregory, un sudafricano bianco del Natal, era fortemente convinto dell'inferiorità della razza nera e sostenitore dell'apartheid. Ma la vicinanza con il suo eccezionale prigioniero - di cui imparò a conoscere l'intelligenza, la generosità, lo spirito nobile e indomito - lo condusse gradualmente a una conversione e a legarsi di fraterna amicizia con Mandela.

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